Andrea Tich è un cantautore italiano che nei lontani anni ‘70 lascia la Sicilia per Milano, con l’intenzione di trovare un suo posto musicale nel mondo, o meglio, una realtà che offra più contatti e possibilità. L’artista la sua meta la raggiunge. Ce lo dicono le collaborazioni che ha intessuto, come quella con l’apprezzatissimo Claudio Rocchi, e gli album che ha realizzato.
A proposito di album, è da poco venuto alla luce “Storia di Tich”, una pop suite che racconta il viaggio onirico dell’alter ego Tich. Il nuovo progetto, come i precedenti, è cantautorato psichedelico che cattura soprattutto l’attenzione dell’ascoltatore esigente, che non vuole che si lasci nulla al caso e che non si accontenta di una semplice canzone, ma ricerca di più.
Storia di Tich, che il 23 aprile 2021 esce ufficialmente nelle 3 versioni, è un album più gentile che ironico, e allo stesso tempo impossibile da definire in una parola. Puoi conoscerlo tramite la voce dello stesso autore qui di seguito:
Prima di tutto inizierei chiedendoti: chi è Tich?
«Tich è il mio alter ego, è la mia ombra che però ha una valenza molto importante nella mia vita.
In origine era nato come un fumetto. Uno di quei fumetti senza parole che faceva capire esattamente le varie situazioni, sempre strane rispetto alla nostra vita normale. Lui viveva questo mondo parallelo, in cui tutto era possibile. Il suo è il mondo dei sogni e io sono molto legato ad esso.
Nella copertina del disco c’è proprio la sua figura: omino introverso e senza espressione, che mi segue sempre.
È una specie di Cicerone che accompagna chi ascolta, lungo questo percorso di canzoni che parlano di sogni, di speranze, di ricordi.»
Storia di Tich nasce da un “fulmine angolare”, così introduci l’album. Puoi dirmi qual è stata la scintilla che ha dato origine a Storia di Tich?
«Mi sono guardato intorno tra le mie produzioni inedite, per cercare di assemblare un nuovo album, e ho fatto una cernita tra pezzi differenti, nuovi e datati, scegliendone una decina.
Senonché mi sono accorto che queste canzoni avevano un comune denominatore, che erano i sogni e i ricordi.
E così ho pensato di raccontare la mia storia, che col passare del tempo ho affinato. E ho pensato di mettere a capo Tich.
Poi ho incontrato Alessandro Sbrogiò e abbiamo pensato di fare qualcosa insieme. Lui è soprattutto musicista ma anche scrittore di libri gialli. Ha aggiunto il tocco orchestrale, che ha reso l’opera più significativa e più vicina alla psichedelia degli anni ’70.
In più ho pensato di raccordare le canzoni con delle registrazioni. Registrazioni di voci di persone che conosco, come mia sorella, una mia amica del Kazakistan, una mia amica polacca, un poeta siciliano.
Ho voluto ricreare una specie di film, che parla di sogni e di ricordi.
Infine, insieme a Matteo Guarnaccia, un disegnatore bravissimo, abbiamo confezionato questo meraviglioso sogno-realtà con una copertina che ha anch’essa un’impronta tipica degli anni ’70.»
Storia di Tich tra viaggi, sogni e amore
Storia di Tich è viaggio, sogno e amore. A proposito di sogni, i tuoi sogni musicali li hai avverati e quali ancora vorresti avverare?
« Ho realizzato più di quello che potevo aspettarmi. Perché se fossi stato assorbito dal mondo della musica leggera, penso che sarei già finito da una vita. Invece ho persistito e seguito la mia vena musicale, che ha il suo seguito, il suo pubblico, i suoi estimatori, e mi dà ancora più soddisfazione.
Il mio desiderio-sogno è quello di poter far sì che la mia musica arrivi un po’ più lontano, che venga ascoltata da persone che non sanno chi è Andrea Tich. Magari qualcuno si identifica nei sogni, nella fantasia, in questa sindrome di Peter Pan di cui parlano e di cui sono sicuramente affetto, in maniera positiva però.
Quindi tutto sommato i miei sogni si sono avverati, perché faccio musica, la musica che io voglio fare.»
Dalle parole di Andrea Tich emerge la sua natura di gran sognatore, che i sogni li vuole vivere ma soprattutto raccontare con voce, musica, disegno, libero dai compromessi, che non ha mai accettato. Il suo unico “marchio”, come mi dice, è quello di appartenere alla “resistenza musicale”, tramite la quale, senza mai tradire se stesso, è arrivato fin qui.
Meduse in amore, pezzo tanto dolce e affascinante, come nasce?
«Di Augusta, mia terra d’origine, ho il ricordo di una leggenda sulle meduse secondo la quale, se le si prendevano e si mettevano sugli scogli, il sole le faceva diventare di vetro e nella notte gli angeli scendevano, come io dico nella canzone, e ne facevano preziosi diademi per gli angeli.
Da qui è scaturito questo amore tra le meduse, che io ho trasformato in due umani-meduse.
Ho voluto raccontare questa storia che è una storia struggente e rappresenta il vero amore, in cui l’uno si lascerebbe morire per l’altro. Mi piacciono queste storie che hanno questo finale struggente.
Ne esiste una prima versione che si chiama “Meduse in amore – La leggenda”, questa è il canto. Quella era strumentale, questa è cantata, quindi c’è tutta una continuità.
Chi segue la mia discografia sà che ci sono sempre dei richiami. Qui ho voluto parlare d’amore in maniera diversa.»
Di frequente non ci sono solo i richiami. Negli album di Andrea Tich, compreso quest’ultimo, è presente anche il suo tocco artistico in fatto di disegno. Lui si occupa dell’ideazione delle sue copertine, e questo rende ancor più personali e completi i suoi progetti.
Il lato nascosto di Storia di Tich e non solo
Storia di Tich ha un Lato A e un Lato B, ma ha anche un lato che non conosciamo? Fatto di aneddoti e curiosità non svelate che mi vuoi raccontare?
«I testi sono molto mirati a quello che è la mia vita, le mie esperienze, il mio modo di vivere, di essere, il mio amore passionale.
L’album nasconde il desiderio di andare oltre quello che può essere un semplice album di canzoni.
Io, se non fossi nato cantautore, sarei nato compositore di musiche da film, perché molto spesso le mie canzoni hanno un’introduzione con un testo e poi hanno delle code lunghe musicali, con le quali lascio tempo e spazio all’altro di immaginare.
Quindi c’è una sorta di lato nascosto che racconta un desiderio di fare cose enormi, cose grandi. Per il resto è tutto abbastanza chiaro e limpido.»
A proposito di lati nascosti, Andrea mi racconta che l’ultimo pezzo dell’album, “Riavremo le ali“, è stato pensato durante il primo lockdown e ne rispecchia la situazione. Aggiunto solo in un secondo momento, è introdotto da un breve pezzo strumentale che lo isola da tutto il resto.
Com’è stato lavorare a fianco di Claudio Rocchi in passato?
«È stato meraviglioso perché Claudio Rocchi era il mio idolo negli anni ’70. Quando uscì Volo magico passavo i pomeriggi ad ascoltarlo.
Poi quando c’è stata la possibilità di lavorare insieme a lui, è stato meraviglioso.
Claudio Rocchi era una persona di una discrezione unica. Lui ha rispettato passo passo il mio progetto, lo ha solo migliorato aggiungendo degli elementi. E dopo anni ho lavorato anche al suo film.»
Andrea Tich con Storia di Tich continua a muoversi tra sperimentalismo e flower power e, a parte condurci nel mondo dei sogni, offre la possibilità di fare un passo in avanti, attraverso l’immaginazione di nuovi angoli di mondi, ed un passo indietro nel tempo. Un tempo che è nostalgia mai amara, al massimo agrodolce, di esperienze vissute intensamente e nessun irreparabile rimpianto.
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