Matteo Macchioni da “Amici” ad oggi, tra lirica e pop

matteo macchioni

Matteo Macchioni è un tenore di fama internazionale, che si muove tra lirica e pop e conserva un’esperienza in Amici di Maria De Filippi.

Non si ferma ed anche in questo momento storico rimane creativo, riuscendo ad esprimere le sue idee e la sua musica in modo puro, spontaneo e approfondito.

Matteo Macchioni racconta di sé, da prima di Amici ad oggi, durante l’intervista qui di seguito:

Iniziamo partendo dagli albori: cosa hai appreso dall’esperienza di Amici e cosa è cambiato musicalmente per te, rispetto al pre-Amici?

«Il pre-Amici è stato dedicato all’infanzia, all’adolescenza, allo studio. Mi sono laureato presso “Alta formazione artistica musicale” in pianoforte, quindi non nasco come cantante, sono un pianista. Avevo la passione per il canto, pur non studiandolo, e spaziavo dal pop al rock al crossover, ecc.

Poi è arrivato Amici di Maria De Filippi, che è stata un’esperienza che conservo sempre con tanto affetto. Ai tempi non ero un cantante professionista ma un pianista professionista appena diplomato al Conservatorio, quindi ho vissuto quell’esperienza con una grande leggerezza, senza l’obiettivo e l’aspettativa di dimostrare chissà che cosa.

È stato il canto ad arrivare a me, e durante quell’esperienza io studiavo tutti i giorni con Sergio La Stella. Abbiamo studiato tantissimo. Molto di quello non si è visto però la produzione investì per farmi studiare.

Dopo quella bella esperienza ho debuttato in Teatro nel 2010, come un giovane arrembante studente non pronto per il debutto, sono stato “buttato” in scena ma è stato un bene.

Poi ho fatto 3 anni di gavetta, di grande studio, di concorsi, di audizioni e nel 2014 è partita la mia carriera di cantante lirico a livello internazionale. Quindi, è stato un percorso molto lento.»

Quindi consiglieresti agli aspiranti artisti la partecipazione ad Amici di Maria De Filippi? Pensi che tra ieri ed oggi sia cambiato qualcosa?

«Premetto che io la TV la guardo molto poco, quindi poco sapevo di Amici prima di andarci e poco so di quello che è adesso. Ogni tanto vedo qualche puntata del serale però non sono uno spettatore assiduo, quindi non posso dirti come va e come andava ma ti posso dire la mia esperienza.

Io mi son sentito un po’ una mosca bianca perchè mi son stati dati degli strumenti importanti che io non avevo, come lo studio con Sergio La Stella e anche il fatto di poter cantare con un’orchestra. Adesso non so com’è ma nel 2009/2010 avevamo una grande orchestra diretta da Beppe Vessicchio, si suonava tutto live ed era molto molto bello.

Sul fatto di consigliare o meno di fare l’esperienza ad Amici, dipende dalla personalità di ciascuno. Io, per esempio, ho colto quell’opportunità e ho fatto quell’esperienza.

Bisogna andarci con tanta umiltà o anche con grinta e voglia di spaccare il mondo, ma non si deve pensare che automaticamente si srotoli il tappeto rosso. Non è detto. Basta avere la giusta dose di buon senso.

Quindi, perché no?!»

Matteo Macchioni e il post-Amici

Invece, se potessi riassumere questi ultimi 10 anni musicali post-Amici, come lo faresti?

«Sono volati e mi sembra ieri. Dal 2011 al 2013 ho studiato tanto, quindi quando studi molto il tempo sembra che passi più lentamente.

Poi sono entrato nell’Ensemble Opera Studio del Teatro Carlo Felice di Genova, una compagine di giovani talenti. Sono andato all’Accademia Rossiniana di Pesaro nel 2014, che mi ha aperto un po’ il mondo di Rossini, e da lì poi è esploso tutto.

Ho cominciato a prendere l’aereo e, a parte questo anno di lockdown, io viaggio moltissimo.

Ho cantato in 3 continenti, in tantissimi paesi del mondo. Non solo l’Italia, anche l’Austria, la Germania, il Regno Unito, la Danimarca, il Messico, la Russia, il Brasile, ecc.

La lista è lunga e tanto c’è ancora da fare, quindi è volato tutto in modo molto veloce. Solo adesso ho avuto modo di girar la testa indietro e guardare un po’ quello che ho fatto.»

Il mondo operistico e della lirica com’è oggi per un giovane come te?

«In Italia ci sono tante possibilità formative, io ho studiato e cantato parecchio nel nostro Paese.

Però la vocazione di un cantante d’Opera è quella di varcare i confini del Brennero e di andare in giro per l’Europa e per il mondo. I cantati lirici hanno sempre cantato in tutto il mondo, soprattutto quelli italiani.

Da questo punto di vista mi sento abbastanza internazionale. Nel nostro Paese ho potuto cantare, mi sono sempre trovato benissimo ma mi son trovato bene anche all’estero.»

Matteo Macchioni: canzoni D’altro canto

Com’è stato collaborare soprattutto con Tricarico e Pacifico per l’album del 2011 “D’altro canto”?

«Tricarico e Pacifico sono due artisti di grande talento. Io Pacifico non l’ho conosciuto direttamente ma mi sono arrivati dei testi da parte sua. Per quanto riguarda invece Tricarico, ho avuto anche modo di lavorarci in studio. È un artista molto particolare, ma io mi sono trovato benissimo

“Guardando verso il mare” (uno dei brani di D’altro canto) è stato scritto da Pierdavide Carone, ex concorrente anche lui di Amici nel 2010. Com’è stato invece collaborare con lui?

«Io ho stimato sempre tantissimo Pierdavide Carone, credo che sia un bravissimo autore. E quindi gli avevo chiesto di scrivermi una canzone per quello che poi è stato il mio unico progetto discografico ibrido, tra il pop e il crossover. Poi mi sono buttato sull’opera lirica al 100%.

Credo che sia un ragazzo di grande talento e gli auguro sempre il meglio perché lo stimo tanto.»

Invece, come nasce “Guarda sempre più in là”, che vede la collaborazione di Tricarico?

«Questa canzone è di Paolo Buonvino, che ha fatto tantissime colonne sonore per il cinema e la fiction. La musica è stata utilizzata anche successivamente, per I Medici ed Elisa di Rivombrosa.

Mi hanno affidato questa musica e Tricarico ci ha costruito il testo. Un pezzo epico e molto particolare. Emozionante per me cantarlo, registrarlo e riproporlo dal vivo.»

Le origini di “Quel grande albero”

Quel grande albero” è il tuo nuovo brano, scritto, prodotto e registrato da te. Qui tu parli di radici e un po’ di nostalgia. Possiamo considerarlo un tuo nuovo inizio? E vuoi condividere qualcosa in più sul pezzo?

«Essendo stato in lockdown quest’anno ho avuto modo di fermarmi e guardarmi indietro. Sono tornato nei luoghi della mia infanzia, di Sassuolo e dintorni, e ho rivisto quei posti in cui giocavo da adolescente e da bambino.

Lì dove c’erano i prati, oggi c’è del cemento. E così ho fatto una riflessione: il mondo è cambiato tanto ma se vogliamo continuare a respirare liberi, dobbiamo cambiare anche il nostro paradigma.

Quindi fra i ricordi e le emozioni della mia adolescenza e della mia infanzia, è venuto fuori questo pezzo, durante una notte insonne. Così ho pensato di condividerlo con il pubblico e farci anche un video. Ma tutto artigianalmente. È stata proprio una necessità di condividere, senza nessun’altra finalità.»

Matteo Macchioni parla della sua passione, che è anche il suo lavoro, con serenità e determinazione e aggiunge che nelle vesti dell’artista italiano e d’opera lirica si è sempre sentito rispettato dai paesi esteri .

All’estero ha notato un pubblico un po’ più giovane rispetto all’Italia e vive con grande gioia che altri giovani vengano in teatro e ascoltino la sua arte.

Infine mi dice: «L’arte per me è un amore molto vasto, non metto steccati.». Un pensiero importante, perché se un artista si ritaglia la libertà di essere ed operare, senza costrizioni, avrà fatto fino in fondo il suo lavoro. Un prezioso lavoro.

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